Ambientazione

Due artigiani competono per creare la collezione di gioielli più prestigiosa. Il gioco è a tutti gli effetti un astratto.

Splendor Duel

Regole in breve

A differenza dello Splendor originale, i gettoni gemma non sono riposti in una riserva generica ma vengono disposti secondo uno schema preciso su una plancia centrale, dalla quale potranno essere presi in file di (massimo) 3 e successivamente spesi per la “forgiatura” delle carte gioiello. Queste saranno scoperte sul tavolo secondo la configurazione indicata sul regolamento e, a meno che un giocatore non le prenoti collezionando un gettone oro, saranno sempre a disposizione di entrambi.
Le carte gioiello possono avere un colore, un bonus (cioè uno “sconto” sulla forgiatura delle successive carte), un valore in punti, un valore in corone e, infine, un potere che si attiva nel momento in cui la carta viene costruita. Le corone serviranno per ottenere le carte dei reali, che forniranno punti extra ed eventualmente garantiranno l’attivazione di un potere.
Oltre a queste regole, che rimangono abbastanza fedeli al titolo originale, Splendor Duel aggiunge le pergamene privilegio, ovvero dei token che è possibile spendere per compiere azioni aggiuntive.
Ci sono tre possibili condizioni di vittoria: fare 20 punti, fare 10 punti con carte di uno stesso colore, collezionare dieci corone. Il primo giocatore che alla fine del suo turno riuscirà a soddisfare una di queste condizioni sarà il vincitore.

Splendor Duel

Impressioni

Splendor Duel poteva facilmente diventare un titolo acchiappa-soldi, considerando che il suo predecessore supportava anche 2 giocatori. Invece bisogna ammettere che è un gioco che stupisce e centra tutti i bersagli, sia in termini di produzione che di design.
Per quanto riguarda il primo aspetto, ricordo che il primo Splendor aveva una scatola di dimensioni titaniche, decisamente sproporzionate rispetto al tipo di esperienza di gioco che offriva, e anche i componenti in sé erano immotivatamente enormi. Un gettone di quelli poteva con facilità diventare un’arma impropria. Splendor Duel, invece, ridimensiona tutto in maniera saggia, senza rinunciare alla qualità. Le carte sono piccole ma pregevoli; il cartone, dove c’è, è bello solido;il feeling dei gettoni al tatto e alla vista viene conservato nelle dimensioni ridotte.
Anche il design del meccanismo di distribuzione e ottenimento dei gettoni aggiunge quel sapore tattico che è forse imprescindibile per un titolo astratto per 2 giocatori, e fornisce molte più possibilità di attenzione sul breve termine e sulla strategia dell’avversario.
Al di là dei paragoni con l’originale, Splendor Duel è uno strategico astratto molto interessante, che riesce a creare un crescendo di tensione agonistica, partendo da atmosfere di early game molto rilassate per arrivare a turni in cui l’ordine e il tempismo delle azioni saranno determinanti per l’esito della partita. Anche la curva di apprendimento è piuttosto “dolce” e garantisce al gioco un’ottima longevità.
Questa non è la prima opera di rimaneggiamento di un classico contemporaneo che viene affidata a Bruno Cathala. Lo ricordiamo per il pluripremiato 7 Wonders Duel, di gran lunga più apprezzato del suo “genitore” per 3-7 giocatori. Una fetta di pubblico sostiene che non si sentisse la necessità di uno Splendor esclusivamente per 2: eppure è innegabile che l’indice di gradimento di Splendor Duel è alto (8/10 su BoardGameGeek su 767 valutazioni nel momento in cui scrivo), forse perché Cathala riesce a calare in un peso legger(issim)o dei livelli di complessità ed elaborazione a cui un pubblico più navigato non può rinunciare, anche se solo per una serata di coppia davanti ad una camomilla.

Splendor Duel
Angelo M Pero

Angelo M Pero

Dopo aver lasciato gli studi in Lettere per incompatibilità di carattere, deve ancora capire cosa fare nella vita. Nel frattempo si diletta nella scrittura e nei giochi da tavolo. Ama i vampiri e il Giappone.