Ambientazione
Originariamente Obsidia era un “reame prigione” dove rinchiudere esseri pericolosi provenienti da diversi mondi, sotto il vigile sguardo dei custodi. Con il passare dei millenni si formarono colonie e addirittura imperi, in un'inquieta ma costante pace. Un giorno però la luce svanì, lasciando il reame nell'oscurità, e i custodi smisero di esercitare il loro controllo. Le fazioni più potenti cominciarono allora a combattere per la supremazia, cercando di accaparrarsi le città, gli ultimi posti abitabili e non immersi in quella imperscrutabile oscurità.
Regole in breve
Ogni giocatore impersona una delle 4 fazioni disponibili, ognuna con un mazzo composto da 20 carte uniche e votate più ad un aspetto piuttosto che ad un altro (attacco, difesa, manipolazione degli avversari o dei turni di gioco).
Scelta la fazione si costruisce l'iniziale mondo di gioco tramite delle tessere neutrali, piazzando anche le basi di partenza delle fazioni. Ogni partita vedrà quindi una plancia differente, e il posizionamento delle proprie capitali potrà risultare decisivo.
Terminato ciò, si può cominciare: ogni turno i giocatori svolgono in sequenza 6 fasi: piazzare una nuova tessera terreno presa dalla propria riserva, reclutare una pedina, muovere tutti i propri uomini in gioco, risolvere eventuali battaglie e infine giocare carte magia che non possono essere giocate in altre fasi. Queste ultime hanno, infatti, un'icona che mostra quando possono essere giocate, in base a cosa influenzano: il movimento solo durante la fase 3, i combattimenti durante la fase 4 e così via.
Quando si esauriscono le tessere terreno di tutti i giocatori, colui che controlla più città vince la partita.
Impressioni
Quando ho finanziato il progetto su Kickstarter ammetto che ero stato colpito principalmente dall'ambientazione, dalle pedine e dalle illustrazioni, soffermandomi meno sulle meccaniche di quello che pareva un piccolo “dudes on a map”. Pur partendo da buoni presupposti, il gioco si perde sotto alcuni importanti aspetti. Tra questi spiccano i poteri delle carte, che in molti casi sono esagerati: si va dal vincere istantaneamente una battaglia, allo spostare 2 capitali, all'uccidere tutti gli omini su una tessera e così via. Il gioco risulta quindi non tanto un misto tra pianificazione delle mosse e delle carte da giocare, quanto piuttosto una battaglia a chi fa la “cattiveria” più grossa. A questo si aggiunge una forte presenza dell'alea: dal posizionamento iniziale delle città e delle capitali, reso poco tattico dal dover seguire determinate regole, ai combattimenti a suon di dadi, alla pesca stessa di carte e tessere terreno durante la partita.
Dal punto di vista dei materiali la situazione è ondivaga: le pedine in legno sono davvero apprezzabili, soprattutto quelle dei mostri, come anche le tessere terreno. Il punto dolente sono le carte: anche i loro disegni, come si evince da quelli mostrati sul progetto, dovevano essere davvero belli ed evocativi, ma purtroppo sono stati stampati con un contrasto troppo scuro. Il risultato è che di molte carte non si riconosce quasi nulla, nell'immagine.
In conclusione, Obsidia si presenta con una bella idea e soprattutto una bella ambientazione, ma entrambe si perdono in un gioco dalle meccaniche traballanti ed eccessivamente legate al caso.